Dicembre 2016 – Pensieri del presidente


sfAnche per il 2016 che si sta concludendo, in qualità di presidente, cerco di mettere assieme due pensieri, e lo faccio volentieri.
Qualcosa devo pur fare anch’io, dentro a questo coro dove tutti si impegnano a… lavorare come dei matti. Proprio per non essere da meno rispetto al grande impegno che i ragazzi e il maestro profondono nell’alimentare questa bella esperienza.
Quest’anno il primo ringraziamento che mi viene dal cuore è per i ragazzi che ci hanno lasciato, momentaneamente magari, così mi piace pensare, dato che mi auguro sempre un loro possibile rientro.
Non cito i nomi perché non mi sembra bello, ma ho un pensiero per ognuno di loro.
Sono certo che non sono qui a sudare con noi, non perché si siano stufati ma perché magari attraversano un momento particolare della loro vita che gli impedisce di fare tutto ciò che vorrebbero e di mantener contemporaneamente i tanti impegni che affrontano.
Magari sono presi da situazioni particolarmente delicate e impegnative per lo studio o sono all’estero per l’Erasmus, oppure sono stati costretti a trasferirsi più lontani a lavorare o a sopportare turni massacranti. Magari l’attività che svolgono nei vari campi del sociale li hanno costretti a scegliere, a prendere una pausa di riflessione.
Certo anche le… pance che crescono a vista d’occhio non aiutano ad evitare qualche temporanea defezione, ma è encomiabile l’impegno che tutti ci mettono nel partecipare costantemente alle prove.
Perché se non partecipi alle prove con costanza, magari ti ritrovi a non riconoscere più i pezzi che si stanno provando, come spesso succede a me che non sempre riesco ad esserci, perché le nuove parti imposte dal maestro si succedono a ritmo frenetico.
Il lavoro di corista, almeno nel coro LineArmonica, posso certificare è decisamente impegnativo.
Lo sanno bene i nuovi arrivati che hanno bisogno necessariamente di un lungo periodo di ambientamento nel quale oltre che rincorrere i pezzi che continuamente si susseguono devono acquisire movimenti, lingua e musicalità di tutti i pezzi storici.
Un lavoraccio, che necessita anche di scambio con i più “vecchi” che dispensano volentieri la propria esperienza ed il proprio sapere in un intreccio di aiuti reciproci che è tra le cose più belle che succedono nel lavoro di un coro. Un coro vero come è il nostro.
L’attività del coro rispetto agli anni scorsi si è ulteriormente espansa ed ora non si concentra più al solo periodo natalizio, ma occupa quasi tutto l’anno.
Siamo a volte costretti a rinunciare a delle occasioni per il poco tempo o per l’intasamento di date.
Ma in linea di principio non si dice no a nessuno e quindi oltre i concerti che ormai superano la ventina all’anno, si partecipa ad eventi i più vari, si animano le messe ed i tantissimi matrimoni.
Un aspetto che registro volentieri è costituito dal fatto che il coro è ancora di più legato al proprio maestro Samuele Rigamonti perché nei concerti di fine anno saranno diversi i pezzi da lui composti e arrangiati per il nostro coro, alcuni dei quali eseguiti dai soli maschietti; un impegno suppletivo decisamente importante anche alla luce delle defezioni di diversi componenti dei “bassi” che per varie ragioni abbiamo subito quest’anno.

Il nostro girovagare per chiese ed associazioni ci fa incontrare realtà molto interessanti, esperienze a volte drammatiche a volte molto divertenti, che meritano di essere raccontate.
Per esempio c’è una data del 2016 che non potrò mai dimenticare, il 22 maggio.
Sopratutto per una ragione personale, ma anche per le emozioni che mi si sono appiccicate all’anima e, sono certo,
ha segnato anche le coscienze di tutti i ragazzi che erano presenti, puntuali ad accompagnare con il canto l’evento nel duomo di Monza dove è arrivata la “croce di Lampedusa” una grande croce di legno fatta con le travi dei barconi carichi di disperati approdati sull’isola e divenuta un simbolo dell’esodo dei migranti.croce
Certo per i ragazzi non dev’essere stato facile cantare dopo aver ascoltato il drammatico racconto della testimonianza di Pietro Bartolo, il medico che da decenni accoglie e cura quei disperati.

E poi nella chiesa di ns. Signora della Vittoria di Lecco, dove c’è don Eusebio che fa salti di gioia ogni volta che assecondiamo la sua richiesta di animare la messa domenicale delle 17, e che riserva sempre delle emozioni ogni volta che lo ascolti, per la passione che mette nel raccontare il vangelo a modo suo, che tanti anni ha passato ad assistere i carcerati e che cerca sempre il coinvolgimento dei tanti meno fortunati che riempiono il nostro mondo.

ciboAlla voce “esperienze divertenti” va senz’altro iscritta quella di luglio nella serata dai sapori etnici andata in scena un sabato all’oratorio di Sirtori per festeggiare il 20° anniversario di fondazione dell’Associazione Amici di Ndugu Zangu Onlus, il sodalizio, nato da un’idea innovativa di quelli che tutti chiamano Nonno Luigi che, nel luglio 1996, decise di partire da Cassago Brianza per il Kenya dove aiutò a fondare la comunità Ndugu Zangu, oggi Narrapu Community, a Oldonyiro, a nord della Regione africana.

Le musiche africane proposte dal nostro coro sono state intervallate dalle letture dello scrittore Antonio Molteni ha aiutato i presenti a ripercorrere le tappe più importanti dell’associazione.
Alla fine ci aspettava una paella gigantesca a cui hanno gioiosamente attinto i nostri ragazzi.

Come non ricordare i concerti che ci organizza don Roberto, ora vicario di Calolziocorte, dove le chiese sono sempre stracolme per ascoltarci e dove trapela sempre un particolare entusiasmo. Nell’ultimo tenuto a settembre a Somasca, all’inizio del concerto mi aveva anticipato una sua preoccupazione perché il frate priore era un po’ rigido e poco aperto alle nuove esperienze. Ma alla fine del concerto si è tranquillizzato quando il priore ci ha raccontato di quanta emozione aveva ricevuto dal coro ed in particolare dall’empatia che scaturiva dai gesti, le raccomandazioni, i suggerimenti che il maestro trasferiva loro.
Quando i ragazzi si sono avviati verso la sacrestia Samuele ha continuato tranquillamente a dirigere considerato che tutto il pubblico continuava a intonare “Senzeni Na” senza problemi.

Sempre a Merate il 1° ottobre presso l’auditorium comunale il coro è stato tra i protagonisti della serata  “Al tempo del twist”, concerto tributo a Pino Donaggio cantautore e compositore tra i più grandi protagonisti della musica italiana, presentando due pezzi, uno dei quali magistralmente arrangiato per coro dal nostro maestro Samuele.

A Desio nella splendida cornice di Villa Tittoni abbiamo poi fatto un simpatico concertino a cui si sono uniti i bimbi del coro voci bianche.
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E’ invece recente l’ultima nostra grande prestazione, prima del tour natalizio che è partito l’otto dicembre, invitati dall’associazione Telethon a Montemarenzo per una serata utile per raccogliere fondi per la ricerca nell’ambito del tour “un paese per star bene”.telethon-02
Bello vedere le ragazze con delle sciarpe nuove che aggiungevano altri colori a quelli delle cravatte.

Lascio per ultimo una piccola riflessione che mi capita anche di fare quando ho occasione di parlarne con i ragazzi del coro, o altri amici.
La “grandezza” del nostro coro, credo stia essenzialmente in due capacità: la freschezza che trasmette al pubblico durante i concerti e la bravura e capacità di spaziare in diversi generi musicali. Nei nostri concerti si finisce sempre a cantare e battere le mani assieme, le chiese sono quasi sempre piene ed il pubblico è molto variegato, si rigenera di concerto in concerto per il continuo passaparola.
La tradizione dei cori più “classici” e magari tecnicamente anche più preparati del nostro, è quella in genere di affrontare repertori molto tecnici, a volte esageratamente monotematici, di stare composti sul palco, di essere “tutti perfettini”.
Il nostro coro va in mezzo alla gente, che magari batte le mani e canta con noi, e ci “agitiamo molto”. Noi scompaginiamo un po’ le regole e forse, nell’ambiente un pò tradizionalista dei cori lecchesi, qualcuno storce il naso.
Tutto questo per dire che quando, per esempio abbiamo partecipato al festival provinciale del canto corale presso l’Auditorium comunale di Merate organizzato dal Coro La Torr, nessuno della “giuria colta” ci ha preso in considerazione più di tanto, e forse tecnicamente parlando, è giusto così.
Il pubblico sì però, perché nella votazione di sala a loro riservata ci ha assegnato il migliore punteggio, e questo a me ha fatto molto piacere!

Un abbraccio e tanti auguri a tutti, di cuore
Sergio